sabato 12 marzo 2016

Tutti connessi? La digital audience di gennaio 2016



È proprio vero che siamo sempre connessi alla rete? Quali sono i dati relativi alla digital audience? Ce lo spiega Audiweb, con i dati relativi alla navigazione in rete per il mese di gennaio. 

Un italiano su due è in rete (bambini inclusi)


Il primo dato che emerge dal report Audiweb è il numero di persone connesse alla rete. Nel primo mese dell'anno sono stati infatti 28,7 milioni gli utenti online, pari a più della meta degli italiani (neonati inclusi).
Il secondo dato importante riguarda il numero di ore che passiamo connessi alla rete, da qualsiasi tipo di dispositivo. In media ognuno di noi ha trascorso 47 ore connesso alla rete. In pratica è come se due giorni del mese siano stati trascorsi esclusivamente online!
La navigazione non è però suddivisa equamente tra i diversi dispositivi; a farla da padrone sono i dispositivi mobili, con un tempo per persona pari a quasi 44 ore, contro le 14 ore di navigazione dai PC.

Il profilo del navigatore medio


Quali sono le caratteristiche del navigatore? 
Considerando tutti i dispositivi utilizzati, sono i ragazzi nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni a passare maggior tempo in rete, seguiti a breve distanza da coloro che hanno un'età compresa tra i 25 e i 34 anni. Rispettivamente queste due fasce di età hanno trascorso in rete in media 2 ore e 31 minuti e 2 ore e 13 minuti.
Interessante è anche osservare le differenze tra navigatori di genere diverso: a gennaio sono state le donne ad essere presenti in rete per più tempo, con una media di 2 ore e nove minuti, contro l'ora e cinquantuno minuti dei maschi. 
Per quanto riguarda invece i dispositivi, sia uomini sia donne hanno utilizzato maggiormente quelli mobili per la navigazione.


Dove navighiamo?


Per quanto riguarda infine l'oggetto della navigazione in rete sono i siti di ricerca a farla da padrone con 26,4 milioni di utenti a gennaio, seguiti dai portali generalisti (25,8 milioni). E i social network? occupano il terzo posto in classifica con 24,9 milioni di utenti. nonostante siano al terzo posto per numero di utenti, sono però i social a detenere il record di tempo trascorso in rete: 13 ore e 52 minuti in media a testa.

E voi vi rispecchiate in questo profilo? 






mercoledì 2 marzo 2016

Torturatelo - sui limiti della comunicazione



Avete presente lo spot della Wind, quello in cui il comico Panariello interpreta un agente segreto? Nei giorni scorsi la compagnia telefonica si è vista costretta a ritirare una pubblicità della serie. Nello spot in questione Panariello veniva costretto a parlare dopo essere stato legato ad una sedia. All'improvviso una voce fuori campo ordinava: "Torturatelo!".

Cattivo gusto o mancanza di limiti nella comunicazione?


Dopo le proteste di alcune associazioni che si occupano del tema della tortura, come Amnesty International, Articolo 21 e Antigone, la compagnia telefonica ha deciso di ritirare lo spot da tutti i mezzi sui quali era stato programmato o diffuso, Facebook e Youtube inclusi.
Quello che mi ha colpito di questa vicenda non è solo il pessimo gusto della messa in onda di uno spot che non considera la tortura nella sua gravità, soprattutto a poca distanza dalla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato a morte in Egitto.
Anche se già la concomitanza con fatti di cronaca così tragici avrebbe potuto essere sufficiente per sospendere o per lo meno mettere in discussione lo spot, ciò che mi colpisce davvero è la scelta della tematica e la leggerezza con la quale si è deciso di utilizzarla per uno spot pubblicitario.

Non so se si tratti davvero di semplice leggerezza da parte di chi ha ideato lo spot; piuttosto temo invece che molto spesso la logica che sta dietro a scelte di comunicazione non consideri affatto la delicatezza di certi temi o di quanto alcuni argomenti possano colpire le sensibilità individuali.

La difficile scelta del limite


Il caso dello spot Wind ha suscitato clamore ed è stato ripreso da molte fonti di informazione. Per puro caso nello stesso giorno in cui montava la polemica, mi sono imbattuta in alcune proposte di naming per un progetto di formazione su una patologia molto grave. Cosa ho scoperto? Di nuovo, troppa leggerezza. Naming e payoff ironici per un progetto sulle patologie tumorali e sui trapianti. Purtroppo non posso riportare gli esempi a cui faccio riferimento; ciò che mi sono chiesta è però fino a che punto la creatività possa spingersi, senza urtare le diverse sensibilità. A mio parere dipende dal tema che si tratta, ma ognuno di noi dovrebbe avere una visione anche etica della comunicazione, che purtroppo molto spesso manca. Certo non è sempre facile non urtare le sensibilità individuali, soprattutto per tematiche controverse...ma la tortura in uno spot no! Fail Wind, fail.

E voi cosa ne pensate?