Oggi
avrei voluto parlarvi di Twitter e delle top
campaign di gennaio, ma poi mi sono imbattuta in questa storia e non
resisto a non scriverne. Non preoccupatevi però, delle top Twitter
campaign parlerò nel prossimo post! Sempre del social con
l'uccellino blu parlerò, ma per raccontarvi di una parola che è
schizzata negli hashtag di tendenza in pochissimo tempo: petaloso.
E
Twitter diventò #petaloso
Lo
so, petaloso non è una parola corretta in italiano, e il
dizionario di blogger me lo ricorda di continuo sottolineandola in
rosso. Ma potrebbe diventarlo. La storia dell'aggettivo petaloso
nasce in una classe terza elementare della provincia di Ferrara, dove
il piccolo Matteo (no, non c'entra niente con
l'omonimo più grande che ci governa) in un esercizio di italiano
crea, suo malgrado, il nuovo aggettivo. La maestra lo corregge come
errore, ma lo giudica un "errore bello" e decide di
sottoporre il termine all'autorevole Accademia della Crusca.
E l'Accademia risponde, con una lettera a misura di bambino che è un
esempio di come la padronanza della lingua italiana permetta di
utilizzare il registro più adatto per ogni
interlocutore. Fino a qui la storia, che a ben guardare sarebbe stata
adatta per un articolo di cronaca locale. Se non fosse che viene
diffusa sui social, e su Twitter diventa in pochissimo
tempo virale, al punto di occupare i primi posti degli hashtag più
utilizzati per molte ore.
Perché
un hashtag diventa virale?
Non
è di certo la prima volta che un hashtag diventa inaspettatamente
virale. Ecco perché a mio parere petaloso lo è diventato, e così
in fretta. Innanzitutto la storia coinvolge un bambino,
che insieme a cani e "gattini pucciosi" sui social va
sempre bene. Secondo interprete della storia è un'istituzione
autorevole e per molti lontana come l'Accademia della Crusca.
Avrei pensato che per molti utenti di Twitter e Facebook parlare di
Crusca significasse evocare "naturale regolarità", bifidus
e affini, ma se non è così, tanto meglio per la nostra meravigliosa
lingua.
Ok,
sto divagando. Dicevo che da soli i due protagonisti ben si prestano
ad una piccola favola dei tempi moderni. Se poi
aggiungiamo un'aiutante, la maestra Margherita dai
capelli azzurri, ecco un mix perfetto che ha funzionato a dovere.
Petaloso
è diventato virale e nessuno, maestra compresa, si sarebbe aspettato
un successo tale. Ecco ancora una volta una dimostrazione di
quanto abbiamo bisogno di storie, soprattutto
coinvolgenti e positive, come d'altronde lo storytelling da
tempo ci ha abituati a considerare.
Non
so se petaloso entrerà ufficialmente nel dizionario della lingua
italiana.
Ma
dai, lasciatemelo usare.
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